Ematologia: studia le condizioni fisilologiche e patologiche del sangue e degli organi e tessuti che lo generano (sistema emopoietico). La tecnica moderna permette l’utilizzo di sempre più sofisticati mezzi di ricerca morfologica, clinica, fisiochimica (indagine ultramicroscopiche, elettroforetiche, ecc.) e immunologica che hanno consentito un rapido sviluppo di questa branca specialistica.

Coagulazione: rappresenta uno dei meccanismi fondamentali dell’emostasi, intervenendo durante i processi emorragici. I fattori che concorrono al processo emostatico e alla formazione del coagulo di fibrina sono fondamentalmente quattro: i vasi; le piastrine; la coagulazione plasmatica; la fibrinolisi. Le prove di laboratorio utilizzate per studiare la funzione del sistema emocoagulativo son il tempo di emorragia, il conteggio delle pistrine, il tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) e il tempo di protrombina (PT), il dosaggio dell’Atritrombina III e il valore del D-Dimero.

Endocrinologia: studia la fisiologia e le patologie delle ghiandole così dette “endocrine”, ossia quelle il cui prodotto viene direttamente immesso nel sangue. Tali ghiandole si occupano di regolare diverse funzioni: delle sete, della libido, della temperatura corporea, della regolazione del ciclo giorno notte, del sonno, della pressione arteriosa del giusto peso corporeo, etc.

L’alterazione di una o più fasi di questo meccanismo di azione e reazione tra ghiandole e organi porta a disfunzioni o patologie che possono essere temporanee o permanenti. Questa area specialistica si occupa della diagnosi e della cura di diverse patologie tra le quali: l’ipogonadismo, patologie della tiroide (noduli, tumori, ipertiroidismo), osteoporosi ed altre malattie metaboliche dell’osso, diabete mellito di tipo I e II. Inoltre tratta delle patologie dell’apparato riproduttivo maschile e femminile tra cui l’infertilità, la disfunzione erettile, disturbi dell’eiaculazione, irregolarità mestruale, menopausa e sue complicazioni.

Immunologia: si occupa del sistema immunitario in tutti gli organismi, studiando tutti gli aspetti delle difese dell’ospite contro infezione e le avverse conseguenze delle risposte immunitarie. Questa branca si occupa quindi delle funzioni fisiologiche del sistema immunitario, malattie autoimmuni, ipersensibilità e trapianti.

Allergologia: è una branca della medicina che si occupa della prevenzione, della diagnosi e del trattamento delle allergie, patologie immunitarie caratterizzate da ipersensibilità verso particolari sostanze, e delle malattie ad esse correlate.

Intolleranze alimentari: sono una reazione cronica ad alimenti  o componenti alimentari e ne è colpito il 50-60% della popolazione.

Si verificano quando l’organismo non è in grado di assorbire o assimilare correttamente una sostanza. Ciò ne causa un accumulo nel tempo sino ad un livello massimo, oltre il quale ne compaiono i sintomi. Non vanno confuse con le allergie alimentari il cui meccanismo è legato all’attivazione del sistema immunitario. Chi è allergico deve eliminare completamente dalla propria dieta il cibo incriminato, poiché anche piccole quantità scatenano le reazioni immunitarie.
Provocano, oltre che reazioni cutanee e respiratorie, anche cefalee, crisi ipertensive, artralgie, mialgie, orticaria, dermatiti, edema ed asma. Inoltre aggravano la sintomatologia di patologie come ulcera gastroduodenale, colite ulcerosa, Morbo di Crohn, acne, psoriasi, obesità, etc.
Queste analisi vengono eseguite attraverso un semplice prelievo di sangue.

Marcatori tumorali: sostanze, solitamente proteine, che vengono sintetizzate dal tessuto neoplastico o dall’organismo in risposta alla crescita neoplastica. Poiché molte di queste sostanze sono presenti nel sangue, nelle urine e nei tessuti, possono essere utilizzate, insieme ad altri esami e procedure, nella diagnosi di alcuni tipi di cancro così come nella valutazione prognostica e nel monitoraggio di alcuni trattamenti e di eventuali recidive.
Recentemente, la definizione di “marcatore tumorale” è stata ampliata. Sono stati sviluppati nuovi test in grado di ricercare delle variazioni nel materiale genetico (DNA, RNA) oltre che nell’espressione di proteine nei campioni di questi pazienti. Alcune variazioni genetiche sono state associate a certi tipi di cancro e pertanto sono state utilizzate come marcatori tumorali per la diagnosi precoce, per la prognosi e per guidare un trattamento terapeutico mirato. Inoltre, il miglioramento progressivo delle tecnologie esistenti ha permesso anche di valutare non un solo marcatore genetico, ma più marcatori o pannelli di marcatori nello stesso momento, fornendo informazioni più approfondite riguardo le caratteristiche del tumore. La tabella riportata nelle pagine successive, riporta, oltre i marcatori “tradizionali” anche degli esempi di questi pannelli di marcatori genetici.

Limitazioni

Sebbene i marcatori tumorali forniscano molte informazioni utili, essi presentano anche delle limitazioni:

  • Molti marcatori tumorali sono elevati anche in presenza di patologie non neoplastiche;
  • Alcuni marcatori sono specifici per un certo tipo di tumore mentre altri sono presenti in molti tipi di tumori;
  • Non tutte le persone affette da un certo tipo di tumore hanno necessariamente il  relativo marcatore tumorale elevato;
  • Non tutti i tumori sono associati a marcatori tumorali.

Di conseguenza, i marcatori tumorali non possono essere utilizzati per fare diagnosi di tumore; per alcuni tipi di cancro possono però fornire informazioni cliniche utili che però devono essere valutate in associazione alla storia clinica del paziente, agli esami fisici e anche ad altri test di laboratorio e di diagnostica per immagini.

Come vengono utilizzati i marcatori tumorali?

I marcatori tumorali forniscono molte informazioni utili anche se in genere non devono essere utilizzati da soli ma in congiunzione con le informazioni ottenute, per esempio, da biopsie tissutali, analisi dello striscio di sangue o di midollo osseo e/o da altri marcatori tumorali. Essi non consentono di formulare diagnosi definitiva, ma forniscono degli elementi che possono essere utilizzati per:

  • Screening in persone considerate a “rischio”– I marcatori tumorali non sono sufficientemente sensibili e specifici da permettere lo screening sulla popolazione generale, ma possono essere però utilizzati per lo screening di persone considerate a rischio per la propria storia familiare o per altri particolari fattori di rischio.
  • Diagnosi In un paziente sintomatico, il marcatore tumorale può aiutare a identificare la presenza della neoplasia o a fare diagnosi differenziale con altre patologie caratterizzate da sintomi simili.
  • Stadiazione–In presenza di neoplasia, i valori dei marcatori tumorali possono fornire informazioni sull’estensione della massa e sulla sua eventuale diffusione in altri organi e tessuti.
  •  Prognosi Il marcatore può aiutare a valutare l’aggressività della neoplasia.
  • Scelta terapeutica–  Alcuni marcatori tumorali sono in grado di fornire informazioni riguardanti il tipo di trattamento al quale la neoplasia risponderà con maggiore probabilità. Questo è un ambito di ricerca in continua crescita.
  • Monitoraggio del trattamento terapeutico–I marcatori tumorali sono utili nel monitoraggio dell’efficacia del trattamento terapeutico, soprattutto nelle forme più avanzate. La diminuzione dei livelli dei marcatori, indica che la terapia è efficace; se invece i marcatori tumorali non subiscono variazioni o aumentano, allora indicano la necessità di una variazione del protocollo terapeutico. Tuttavia, le informazioni ottenute devono essere valutate con attenzione. Talvolta possono esservi delle patologie concomitanti in grado di determinare la variazione dei livelli dei marcatori tumorali.
  • Identificazione delle recidive– Attualmente uno dei più importanti campi di applicazione dei marcatori è nel monitoraggio di recidiva. Se un marcatore è elevato prima dell’intervento terapeutico, basso dopo il trattamento, e successivamente mostra un progressivo innalzamento, allora la presenza di una recidiva è probabile. Se invece i livelli di marcatore rimangono elevati anche dopo il trattamento chirurgico, è probabile che durante l’ intervento non sia stata asportato tutto il tessuto tumorale.

Microbiologia: si occupa dello studio dei microrganismi, cioè di tutti quegli organismi viventi unicellulari, pluricellulari o acellulari, non visibili ad occhio nudo come i batteri.
Il materiale organico (urine, feci tamponi, etc.) che il paziente consegna viene “coltivato” su terreni favorevoli alla crescita dei batteri ed incubato per 24 ore. Se, dopo tale intervallo di tempo, la crescita risulta positiva si procederà, se richiesto dal medico e/o dal paziente, all’identificazione del microrganismo ed all’antibiogramma (ABG) necessario per conoscere la sua sensibilità agli antibiotici.

Patologia clinica: branca della medicina che si occupa dello studio, della cura e della prevenzione delle malattie.

Tossicologia: branca della farmacologia, che studia sintomi, meccanismi e trattamenti di avvelenamenti di persone ad opera di droghe, veleni o farmaci. Il suo interesse si estende anche alla chimica. Il principale parametro per determinare la tossicità di una sostanza è la dose.

Gli effetti clinici tossicologici si possono manifestare in modo acuto, subacuto, subcronico o cronico.

Tra gli effetti cronici figurano la possibilità di sviluppare un tumore a causa dell’esposizione a sostanze cancerogene oltre ad possibili effetti mutageni e teratogeni.

La medicina del lavoro è quella branca della medicina che si occupa della prevenzione, della diagnosi e della cura delle malattie causate dalle attività lavorative.